Nella vita incontriamo migliaia di persone, ognuna con le proprie passioni, i propri progetti, diverse caratteristiche.
Solo poche però ti lasciano il segno. Mario è una di queste persone: empatica, intraprendente e che aveva un grande sogno: passare da ZERO a IronMan.
Se anche tu vuoi scoprire qual è il percorso da seguire per diventare un vero atleta partendo da zero, nonostante tutti ti dicano che sei troppo vecchio per cominciare, ascolta la storia di Mario perché ti stupirà.
Amici di Undertraining e FromZeroToHero, oggi siamo qua per un’intervista fantastica. Siamo con Mario Massarelli, IronMan.
Ciao Mario!
Mario – Ciao Roby, come stai?
Alla grande e tu?
Mario – Io splendidamente, come sempre.
Lo so che tu vivi splendidamente perché sei in un posto fantastico, dove c’è sempre il sole. Adesso non so come sia la temperatura lì ma sicuramente si sta bene, giusto?
Mario – Sì, oltre i 20 gradi e sono appena stato in mare a nuotare.
Quindi bella vita in Spagna a Barcellona, no?
Mario – Catalunya, ci tengo a precisare, perché qui ci tengono eh eh!
Mario, tu sei un IronMan, secondo me sei l’emblema per le persone che vogliono diventare atleti di endurance partendo da zero. Raccontaci la tua storia.
Mario – Be’, adesso ho 52 anni, quindi la faccio partire un po’ avanti, non proprio dall’infanzia perché altrimenti ci mettiamo veramente troppo tempo.
La mia vita è sempre stata comunque molto “sportiva” perché ho giocato a calcio e tantissimo a pallavolo e a beach volley.
Poi ho fatto una lunga esperienza professionale nel turismo che mi ha portato a girare il mondo. Ritornato da questa esperienza (parliamo del 2011-12) non ero più esattamente in forma come nei miei giorni migliori: un po’ di pancetta, un po’ di fianchetti…
E quindi ho iniziato a correre, fondamentalmente per rimettermi in forma e per perdere un po’ di peso, proprio perché avevo qualche chilo di troppo, cosa che sinceramente non mi è mai piaciuto avere.
La corsa, sappiamo, è uno sport che ti riempie di endorfine e quindi più corri e più vuoi correre.
Facevo perciò molti chilometri a settimana ed ero tornato in grande forma.
Tuttavia un bel giorno mi sono infortunato seriamente ad un polpaccio: rottura del gemello, per la precisione. Uno strappo vero e proprio.
Spesso si parla di strappo, ma non sono in realtà strappi, solo piccole contratture o stiramenti.
Il mio strappo era vero: 5 x 1 cm di rottura del muscolo. Praticamente una ferita interna!
Quindi mi sono dovuto fermare e chiaramente dopo un infortunio del genere il recupero è lungo.
Non è che si possa riprendere facilmente a correre. Non basta stare fermo, non basta andare dal fisioterapista, ma bisogna rivolgersi a un professionista del recupero. Io in questo caso mi sono rivolto proprio a voi di Undertraining.
Volevo fare questo recupero fondamentalmente per ritornare a correre. Quella era la mia idea. Però chiaramente nella prima fase la corsa era un obiettivo ancora troppo lontano.
Essendo uno sport molto impattante c’era bisogno di tempo, quindi per non rimanere fermo iniziai ad andare in piscina, in modo che così non ci fosse nessuna pressione sul polpaccio.
Poi pian piano ho incominciato anche a andare in bicicletta. Ho comprato una bici usata. Devo ammettere che non ero mai andato in bici seriamente, ma solo per girare in città.
Quindi, un po’ di bici, un po’ di nuoto, e da lì si fa in fretta, nel senso che il passo è breve e sichiama… Triathlon!
Ne sapevo poco all’epoca, quasi niente, però l’idea mi piaceva. Mi piaceva la fatica, quella dello sport di endurance, e quindi ho parlato proprio con te, Roberto, confidandoti che avrei voluto provare a fare questo Triathlon.
Da qui abbiamo iniziato, dapprima con le gare brevi, lo Sprint e il Super Sprint, più che altro per provare le transizioni, ma anche per vedere un po’ cosa vuol dire”attaccarsi il pettorale”, ossia partecipare a una competizione vera e propria.
Questo credo sia un passaggio fondamentale, per chi vuole iniziare.
Mario – Assolutamente!
Iniziare sempre dalle gare brevi, perché comunque certe cose non si riescono a capire pienamente fino a che non si partecipa a una gara.
Io, benché avessi corso molto per divertimento, non avevo mai fatto né una 5 km né una 10 km, tanto meno una mezza maratona.
Quindi abbiamo iniziato così: il Super Sprint, lo Sprint e poi un Triathlon Olimpico, andando in crescendo. E poi ho provato il primo Mezzo Ironman, ahimè in una location molto dura come quella di Lanzarote.
A quel tempo non sapevo niente di IronMan, nella mia testa erano tutti uguali. Invece no. Nel tracciato di Lanzarote c’è tanta salita e c’è pure tanto vento. È uno dei percorsi più difficili anche per i più esperti.
Qualcuno mi hai chiesto: “ma perché ti sei iscritto a Lanzarote?”
“Perché è bella e non ci sono mai stato”, è quello che gli ho risposto. In effetti è proprio una bella isola.
Per questo pensai: “vado con la mia compagna così facciamo anche un po’ di vacanza”. E così mi sonotrovato davanti a una lunga salita ed è un percorso davvero molto duro!
Un inizio “strong” insomma, per il tuo primo Mezzo IronMan…
Mario – Decisamente. Qui in Spagna lo definiscono il percorso “mas duro”, ovvero il “più duro”, proprio perché c’è quella salita tremenda.
Comunque sia, da quella prima esperienza a Lanzarote, con i giusti tempi, l’anno successivo, ho partecipato al mio primo Full Ironman che è stato quello di Klagenfurtin Austria, uno dei più famosi.
Bisogna addirittura iscriversi l’anno prima perché altrimenti non trovi posto. Un ambiente bellissimo, un sacco di gente. Ti sentivi già un “pro” solo a essere lì.
Questo è stato il mio percorso. Da quando ho fatto la prima gara Sprint a quando ho fatto il Full Ironman sono trascorsi circa due anni, che secondo me è il tempo giusto.
Ma poi, fino a dove sei arrivato?
Mario – Attualmente ho partecipato, tra mezzi e Full Ironman, a 21 competizioni. Quindi diciamo che ne ho fatti tanti.
Da alcuni anni sono designato come All World Athlete Gold, cioè in pratica sono nel primo 1% di tuttigli Ironman della mia categoria (cioè del mio gruppo d’età che in questo caso è da 50 e 54 anni).
Nel 2020, che è stato un anno in cui ero particolarmente in forma, sono stato in Italia il secondo IronMan nella classifica della mia categoria.
Mi sono qualificato per il World Championship, quindi il mondiale Ironman del 2022, anche se non sono poi andato per motivi extrasportivi, dato che tutti noi abbiamo una vita fuori dallo sport e a volte ci sono altre priorità (ovviamente ho sofferto per non aver partecipato).
Giusto per darvi anche un riferimento, il mio primo Mezzo Ironman Lanzarote l’ho completato in 7 ore e 40minuti.
Adesso ho nel mio repertorio vari Mezzi Ironman abbondantemente sotto le 5 ore, o addirittura sulle 4ore e 50.
Il primo Full Ironman, quello a Klagenfurt, l’ho completato in 13 ore e 40 minuti, ma ora nel mio curriculum ho ad esempio un Full Ironman abbondantemente sotto le 10 ore, per la precisione 9 ore e 40.
Insomma, c’è stato un bel miglioramento. Ci sono quasi 4 ore di differenza!
Voglio precisare però che l’Iron non è solo tempi o solo qualificazioni per me.
È tanto altro.
Per me è fondamentalmente, ormai da anni, il mio stile di vita.
Un tempo, lo ammetto, guardavo molto di più i tempi. Adesso, sinceramente, credo di essere in quella fase un po’ più matura in cui mi godo dal primo all’ultimo minuto il piacere di una gara, dando il massimo, ma senza essere psicologicamente sotto pressione.
Me la godo proprio alla grande!
Concordi Mario con me che la prima cosa da fare, se vuoi diventare un Ironman, è sicuramente quella di iniziare ad allenarti correttamente, ma anche di mangiare correttamente, seguendo un’alimentazione che ti permetta poi di avere il peso adeguato per gareggiare? Tutti gli altri fattori, come la bicicletta, l’areodinamica, ecc. si aggiungono in un secondo momento, seppur poi determinanti anch’essi per la prestazione.
Mario – Concordo pienamente.
Parlando proprio di nutrizione, tu Mario come gestisci l’alimentazione durante la tua vita quotidiana per riuscire a mantenere il peso, e come invece ti alimenti in preparazione a una gara di Ironman?
Mario – Allora diciamo che è stato un percorso anche questo. Non si inizia e si mangia subito correttamente.
Non è tanto l’avere un piano da seguire o, come si dice, la dieta da seguire, quanto in realtà è il crearsi una cultura alimentare.
Questa è la cosa fondamentale. L’importante è mangiare gli alimenti di cui hai bisogno, sani, nelle giuste quantità e nei giusti momenti.
Piano piano ho iniziato a conoscere, anche grazie a te, i macronutrienti e quindi a capire i carboidrati, le proteine, i grassi, e il fabbisogno di cui io necessitavo.
Ho capito quali erano gli alimenti di cui avevo bisogno a seconda di quanto mi allenavo e di che allenamento facevo.
Perché anche questo è importante, nel senso che se devi fare un’uscita di 4 ore in bicicletta non puo imangiare poco, perché altrimenti non si va. Ti finisce la benzina.
Un po’ come il famoso “muro” che sentono i maratoneti. Arrivi ad un certo punto e non riesci più a muoverti, non riesci più a fare l’ultima salita per arrivare a casa…
Mario – Esatto!
Quindi in realtà si cresce piano piano nella consapevolezza di tutte queste cose e degli alimenti corretti da mangiare.
Però la cosa fondamentale che riguarda la connessione tra quello che mangio e gli allenamenti è che alla fine tu devi veramente renderti conto del fatto di mangiare correttamente.
Se ad esempio vuoi anche perdere peso (perché poi all’inizio tutti un po’ vogliamo perdere peso) occorre capire che si perde peso non quando ti alleni, bensì a tavola.
Quando ti alleni in realtà devi mangiare prima dell’allenamento e devi mangiare anche il giusto; devi mangiare durante l’allenamento; devi mangiare dopo l’allenamento per recuperare i macronutrienti che hai bruciato e le calorie che hai bruciato.
Quindi l’allenamento non ti serve per dimagrire.
Si dimagrisce mangiando bene, ovvero le cose giuste a tavola. Si dimagrisce evitando le cose scorrette che tutti sappiamo, come l’apericena, l’antipastino (o come sidice in Spagna “las tapas”).
Un altro elemento che aggiungo, importante nello stile di vita di un triatleta, è il riposo. Io lo lego molto ai supplementi alimentari.
Ricordo che in una delle prime gare di Ironman feci ilcheck-in a fianco di atleti professionisti. Così iniziai a parlare con uno di loro, in particolare di integratori e supplementi.
Parlammo di proteine, creatina, ecc. Ad un certo punto mi disse: “Ascolta Mario, dormire un’ora in più vale più di qualsiasi supplemento”.
È verissimo! Tanti iniziano un’attività sportiva soprattutto perché vogliono perdere qualche chilo, perciò cominciano anche a togliere i carboidrati dalle loro diete. I carboidrati però sono il carburante per svolgere tutte le prestazioni, o quasi tutte. Nel caso dell’Ironman sono fondamentali! Se togliete i carboidrati non andate più! Quindi nel pre, ne ldurante e nel post allenamento i carboidrati devono essere introdotti per, come diceva Mario, prepararsi, gestire e recuperare. Nel resto della giornata bisogna tenere in considerazione proprio la gestione dell’alimentazione corretta facendo rientrare tutti quelli che sono i macro e micronutrienti, quindi tutto quello che ci serve per riuscire a recuperare più velocemente. I carboidrati non vanno eliminati, soprattutto quando si fa uno sport di endurance come l’Ironman.
Mario – Aggiungo una cosa. È vero che soprattutto negli sport di endurance c’è questa particolare strategia che dice di fare gli allenamenti anche a digiuno in modo da far abituare il corpo a bruciare i grassi.
In questo modo il corpo imparerebbe a usare quest’ultimi come carburante (una volta che non si hanno più altre fonte disponibili), attingendo perciò a ulteriori riserve di energie, utili quando si è incompetizione.
Però secondo me occorre fare un chiarimento: l’energia fornita dai carboidrati è come dire un’energia “pulita”, è una “benzina” molto più efficace di quella che possono offrire i grassi. Per questo è necessario reintegrare sempre i carboidrati, a mio parere. Quando non hai integrato bene ti prendi il “muro” in faccia, ossia non ne hai più, e i grassi di riserva che hai nel tuo corpo servono a ben poco, ve lo assicuro.
Giusto, anche perché il discorso che facevi sull’utilizzo dei grassi è vero, ma fino a un certo punto. È una strategia che può essere effettivamente valida, ma è stato provato che ha efficacia su competizioni ancora più lunghe dell’Ironman. Quindi se io dovessi fare una gara ad esempio di Doppio Ironman (perché ci sono anche queste gare, secondo me folli, ma tanto di cappello a questi atleti) in cui si vanno a fare 200 km, allora lì il discorso del metabolismo dei grassi potrebbe essere utile, dato che devo raccimolare ogni fonte di energia possibile. Ma quando siamo in una gara dove dobbiamo cercare di dare la massima prestazione possibile, spingendo per circa 8 ore, non è che possiamo pensare di utilizzare i grassi. Occorre integrare coi carboidrati, e anche tanto.
Mario – Concordo pienamente. Pensa che gli Ironman professionisti assumono, durante la gara, delle quantità (all’ora) di carboidrati che appaiono persino esagerate. Io personalmente non so come potrei farlo.
Be’, è questione di abitudine e anche di miscele corrette. Se prendi solo il glucosio, c’è un certo tipo diassorbimento. Se metti assieme anche le maltodestrine, ad esempio, ne avrai un altro, e se ci aggiungi il fruttosio, allora l’assorbimento cambia di nuovo. Quindi l’utilizzo de icarboidrati durante la prestazione deve essere in primo luogo un’abitudine e poi deve essere ovviamente tollerata dall’atleta. E qui veniamo alla prossima domanda… Come gestisci tu i tuoi rifornimenti? Perché anche questa comunque è una parte complicata e secondo me interessante per le persone che si approcciano a una gara.
Mario – Io su questo ci ho dedicato, e ci dedico, molto tempo e molta molta attenzione!
Sono uno di quelli che praticamente preferisce rifornirsi quasi al 100% in autonomia. Infatti sono al 100% in autonomia nel mezzo Ironman, mentre nel Full Ironman non riesco ovviamente a portarmi tutti i rifornimenti dietro.
È sottinteso che nel nuoto non c’è bisogno di nulla, però inizio a “caricare” proprio prima di partire. Prendo dei gel 10 minuti prima. Gel e barrette li ho tutti con me infatti.
Non ho i rifornimenti che riguardano la parte di idratazione, dato che sarebbe complicato. Esagerando, si potrebbero infatti portare 4 borracce, ciascuna di quasi 1 litro, ma ciò avrebbe serie ripercussioni sul peso che poi l’atleta si dovrebbe portare appresso.
Non sono aspetti da sottovalutare.
Io di solito me ne porto due di borracce e, quando le esaurisco (di solito a metà gara), poi utilizzo l’idratazione fornita dagli organizzatori, che è già ben specificata sulla Guida dell’Atleta degli Ironman (in modo da evitare intolleranze o quant’altro), ma che io sono solito comunque provare sempre prima della gara.
Per quanto riguarda gel e barrette invece la cosa è più personale, ed infatti io porto sempre le mie.
C’è anche un fattore di gusto. Ad esempio il gel più”pesante” (quello con 50 g di carboidrati) al gusto di fragola io non riesco proprio a ingerirlo, mi fa venire il voltastomaco. Ad alcuni va benissimo, sia chiaro, invece io posso mangiare solo quello alla banana o al caffè.Quindi me li devo portare perché altrimenti non sto bene.
La parte alimentare la copro totalmente in autonomia, ovviamente dopo aver fatto un piano molto dettagliato e preciso, perché non ti devi portare dieci gel in più che poi non utilizzi.
Nella maratona finale, indosso un camelback (uno zainetto da 2 litri di acqua) con dentro le mie bevande di idratazione con la quale solitamente, a seconda della temperatura della gara e del mio ritmo (che può variare di volta in volta), copro più della metà della gara. Diciamo 20-25 km. E poi ho anche i gel con me.
Nel camelback ho solo la parte dell’idratazione pura, quindi con gli elettroliti, ma senza carboidrati liquidi, che possono essere un’alternativa, ma che con me non funzionano.
Quindi i gel servono per fornirmi l’apporto energetico dei carboidrati. Quando finisco l’acqua, come detto, mi avvalgo del servizio fornito dall’organizzazione.
Devo fare una precisazione. C’è stato infatti un cambio fondamentalmente durante il Covid.
Prima si trovavano le bottigliette anche durante la corsa a piedi. In pratica ti prendevi la bottiglietta d’acqua e piano piano te la bevevi.
Adesso si è passati quasi unicamente ai bicchieri.
Quindi praticamente quando passi, sui vari tavoli trovi la Red Bull, la Coca-Cola, gli elettroliti, la bevanda energetica, quello che vuoi…
Il fatto è che correndo, con i bicchieri non fa ialtro che tirarti delle gran bicchierate in faccia!
E allora devi decidere cosa fare. Una possibilità è quella di fermarsi, bere e poi ripartire.
Un’altra strategia sarebbe quella di fare come fanno i professionisti. Passano, prendono un bicchiere dopo l’altro, continuando a correre e bevendo quanto più possibile.
Tuttavia questo metodo è impraticabile se sei nel gruppo, dato che, in un certo senso, ai punti di ristoro devi fare un po’ a “spallate”. I professionisti sono là davanti, in pochi, e possono permettersi di applicare questo tipo di strategia senza intoppi.
Io cosa faccio? Fino al venticinquesimo chilometro uso la mia bevanda che ho nel camelback. Vado magari più lento perché pesa, ma trovo anche più utile bere a piccoli sorsi ogni 4-5 minuti, anziché buttar giù due bicchierate veloci ogni 2,5 km dove ci sono i rifornimenti.
Giusto. È vero che un bolo di liquidi più grosso permette una velocità di assorbimento maggiore, però è altrettanto vero che mentre stai correndo non è confortevole avere questo liquido appena ingerito che ballonzola nello stomaco. Può dare effettivamente fastidio. Quindi quella che tu usi come strategia, secondo me, è una strategia ottimale. Non è per tutti, ovviamente.
Mario – Non è la strategia che necessariamente è giusta. Uno guarda i professionisti e vede che nessuno di loro nemmeno si sogna di correre con un zaino di 3 kg inspalla! Però ovviamente lì siamo su un altro livello. Se la giocano per pochi secondi e quindi è ovvio che guardano anche questi dettagli.
Io ho provato tutte le varie alternative e questa è la soluzione migliore per me.
Ognuno deve studiare la soluzione adatta alle proprie esigenze. Se tollerassi meglio, cosa che non faccio, i carboidrati liquidi, allora prenderei quelli e non avrei nemmeno il problema di portarmi dietro i gel e di doverli ingerire.
Ci ho provato, ma purtroppo io con i carboidrati liquidi faccio fatica.
Guarda Mario, per dare comunque un aiuto a chi sta cominciando, possiamo sottolineare quanto sia importante organizzarsi al meglio. Abbiamo fin qui capito che bisogna programmare l’allenamento; programmare l’alimentazione;e programmare la gara. Succede così un po’ in tutti gli sport, sia chiaro, ma data la lunghezza e l’eterogeneità di una competizione di Ironman, è decisamente importante pianificare in anticipo le varie fasi della gara prima che si presentino, perché altrimenti quando si è lì e si ha l’imprevisto non si sa come risolverlo. Quindi prima di tutto occorre fare una programmazione di questo tipo. Secondo, occorre gestirsi durante la gara, ovvero pianificare i vari cambi, prepararsi le barrette e i gel, leborracce, avere insomma già tutto pronto per riuscire a gestire quasi tutta la gara in modo da non dover magari rischiare di bere qualcosa che ci dà fastidio. Terzo aspetto importante è provare in precedenza tutti gli integratori e tutte le cose che si vanno ad utilizzare durante la gara. Ho seguito atleti che alle barrette, ad esempio, preferiscono dei piccoli panini. Bisogna insomma trovare quella che è l’alimentazione e l’integrazione ottimale da utilizzare durante la gara. E quindi dovete prima di tutto gestire una programmazione corretta di tutte le fasi, se non volete brancolare nel buio.
Mario – Sì, io quando parlo di questo argomento dico sempre che, soprattutto nel Full, almeno il 50% delle persone che non finiscono la gara, o che la finiscono incondizioni che sarebbe meglio non raggiungere per il bene della nostra salute, lo fanno per problemi alimentari, per una errata programmazione e gestione dell’alimentazione in generale e anche del rifornimento durante la gara.
Aggiungo un’ultima cosa, che non è sull’alimentazione però. È una cosa di cui parlo spesso.
Qualcuno mi dice: “ah nell’Iron Man è tutta questione di testa”. Non voglio usare parolacce, ma diciamo che non è un’affermazione che ritengo corretta.
È certamente una questione di testa, ma durante la gara no.
Affatto! Se non ti sei allenato, puoi avere tutta la volontà che vuoi, ma la gara non la finisci.
La mentalità da Ironman ce l’hai (e conta) nella vita di tutti i giorni, allenandoti con costanza tutti i giorni, evitando gli infortuni, ecc.
Questa è la vera forza mentale, non il distruggersi per arrivare alla fine di una gara a cui arrivi impreparato.
La forza mentale sta appunto nel programmarsi bene, in modo tale che ci si alleni correttamente.
Quindi non è tutta testa, non nella gara per lo meno.
E poi nella gara proprio il fatto di non alimentarsi correttamente porta ad esempio ad avere un calo anche della componente mentale, perché la fatica, che diventa anche fatica mentale, arriva proprio perchè c’è un deficit di nutrienti (principalmente di carboidrati) durante la prestazione. Quindi Mario, se dovessi dare un ultimo consiglio (secondo te il più importante) a una persona che vuole iniziare a fare l’Ironman, quale sarebbe?
Mario – Secondo me l’idea sarebbe incominciare con una persona che ti segue, cioè avere un coach.
Sono di parte, dato che adesso faccio questo di lavoro, però effettivamente ci sono talmente tante cose da sapere nel mondo degli Ironman che, per farle correttamente,
occorre una guida.
Tra l’altro mettiamo di parecchio in gioco la nostra salute e la nostra integrità fisica con questa disciplina.
Fare tutto da soli è un rischio che non vale la pena di correre.
Io sono sempre stato seguito sin dall’inizio.
Questa è la prima cosa.
Il secondo consiglio, visto che questo può sembrare un suggerimento interessato, è che essendo questo uno sport al quale ci si avvicina in età solitamente un po’ più adulta, sarebbe opportuno
fare un’analisi accurata della propria vita
per ritagliarsi il tempo necessario allo svolgimento di questa attività in modo serio.
Come detto poc’anzi, non è tanto la testa che fa la differenza, ma sono gli allenamenti.
Quindi bisogna allenarsi. Non il numero di ore spropositato che alcuna gente si immagina, di solito infatti si va dalle 6-7 alle 12-14 ore settimanali (20-30 ore le fanno solo i professionisti), ma comunque capire bene come organizzare le nostre giornate.
Io di solito parlo con professionisti, imprenditori, e in generale con persone comunque impegnate che hanno una vita lavorativa e una vita familiare, e dico loro di organizzarsi non solo sul piano lavorativo, ma anche su quello personale,
coinvolgendo al massimo anche le persone che stanno loro vicine.
L’Ironman e il Triathlon sono sport vissuti al meglio quando le persone che ci stanno accanto (mogli, mariti, compagni, compagne, figli…) lo vivono con noi.
Secondo me questo è un aspetto fondamentale che viene spesso sottovalutato, ma che invece può essere un’occasione per fare delle esperienze nuove e davvero piacevoli.
Quindi, per chiudere, diciamo che l’idea di base è: allenati, mangia, organizza, riposa e ripeti.
Mario – Sembra “una vita militare”, in realtà il Triathlon è uno sport che ti fa stare bene.
Fa migliorare la tua qualità di vita, fa migliorare i rapporti con le altre persone perché stai meglio e quindi sei anche più allegro.
Io noto questo nelle persone che alleno. Stanno meglio in generale. Aumentano la qualità della vita. Si allenano e iniziano a stare meglio con sé stessi. Si vedono più belli o più belle, migliorano persino i rapporti sociali.
Un miglioramento in tutto!
Se qualcuno volesse cominciare magari un percorso di Ironman con te dove ti può trovare?
Mario – Il mio sito è lifestyletriathlon.com, dove puoi scegliere anche la lingua, dato che io parlo correntemente anche lo spagnolo e l’inglese.
Puoi trovarmi anche sui vari Social, soprattutto Instagram, che è quello che tengo più aggiornato (@ironmandopoi50).
Scrivetemi, a me piace anche solo chiacchierare.
Tenete presente che, se foste interessati al mio coaching, tutto inizia sempre con una videochiamata gratuita senza nessun impegno, che potete in qualunque momento prenotare scrivendomi sui Social o iscrivendovi direttamente dal mio sito.
Chiamata di un’ora, ripeto, assolutamente gratuita!
Il peggio che vi può capitare è che parliamo per sessanta minuti di Triathlon!
Grazie Mario per questa interessantissima intervista.
Se vuoi anche tu diventare un Super Atleta, allora unisciti a noi!
Un caro saluto e “Sempre in forma”!
Roberto Pusinelli
DOTTORE IN SCIENZE MOTORIE
MASTER IN NUTRIZIONE E DIETETICA
Esperto in dimagrimento e anti-aging
Health connector (mi interfaccio con tutte le figure professionali nell’ambito della salute e della performance per trovare la soluzione migliore al raggiungimento del tuo obiettivo)
IG: @roberto_pusinelli_rowing